Una volta i tipografi…

Posted by on October 28, 2015 at 4:12 pm.

Una volta i tipografi erano tutti un po’ rivoluzionari e per una buona percentuale anarchici. Deve essere stato una sorta di adattamento della specie: l’ultima razza che riusciva anche nel frastuono a meditare tra sé e sé. La macchina da cui dipendevano era, comunque, una macchina che stampava pensieri.
Ma perché anarchici? Penso che derivasse da un paradosso, dal fatto di lavorare come architetti della pagina e, al tempo stesso di immergere il lato matematico nel libero scorrere di immagini. Operai, ma con la consapevolezza, più o meno manifesta, di partecipare al cantiere di una cattedrale.
Servivano il sapere nel vivo della battaglia per la sua diffusione, per la sua visibilità. Come non sentirsi, allora, abili e arruolati, ma con un bastone di maresciallo nello zaino, equidistanti sia dalla semplice carne da cannone sia dalla protervia dei capitani?

A me Alessandro Zanella ha dato sempre questa impressione, di lavorare per una buona causa, talmente buona o se volete ovvia da conservare il senso della bellezza e la capacità d’indignarsi ogni volta che è in pericolo. Il bello si difende, non può essere solo consumato.
Mirate una copertina dei suoi libri, passate il dito indice sulla costa lungo la rilegatura e l’intero palmo sulla pagina, avvertendo il braille in negativo dei caratteri impressi sul foglio, difficile non provare un sorta di assennata ebbrezza.
Stampare è una fatica che rende felici.
Felici di ricominciare in un vizio che spinge le parole per il mondo, che rimette in comunicazione l’artista con l’artigiano.
Direi che nell’asfittico panorama dell’arte concettuale o violentemente realistica, stupidamente osé, trovare un libro, composto e stampato a mano da Zanella, dove lo scrittore scrive e il pittore o l’incisore illustra, è come passare dalla visione apocalittica di un ipermercato a quella individuale e quotidiana dell’orto di casa.
Geometria e natura che non confliggono troppo, si studiano e aspettano tanto la primavera che la neve.
Comprate libri belli, studiate o dilettatevi da tipografi, la cascina con stamperia sulle colline tra Verona e il Mincio è aperta.

— Nicola Dal Falco

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IN MEMORIAM ALESSANDRO ZANELLA (16 aprile 1955 – 13 luglio 2012)

Per ricordare e salutare Alessandro con dolore per la perdita improvvisa. Con Sandro condividevamo la passione dei libri da fare materialmente, di cui progettare ogni aspetto, ogni minimo particolare, sino alla stampa con il torchio, strumento impareggiabile, com’ebbe a dire Mardersteig, ma straordinariamente difficile, che richiede non solo capacità tecniche, pazienza, caparbietà, ma anche occhio, cuore, passione. Qualità tutte di cui Sandro era ampiamente provvisto. Di lui come tipografo, diciamolo pure come grande tipografo, come completo artista del libro, avevo scritto alcune breve pagine, dieci anni fa in occasione della mostra di Lugano, sottolineandone le originalità nel panorama dei private printer che hanno operato a Verona nella seconda metà del secolo da poco trascorso… «Ancor prima del suo linguaggio grafico parliamo della sua professionalità… Non solo con coraggio ha fatto della tipografia … la professione della sua vita, ma ha affrontato con razionalità e chiara visione del futuro le necessità di aggiornamento tecnologico e la ricerca di equilibrio tra economia e qualità … [In] Ampersand … la qualità è tutto, fine e ragione dell’impresa … l’attenzione ai dettagli, ai materiali è esasperata … la produzione del libro è seguita con cura affettuosa. … [Egli] non si lamenta più di tanto dei materiali che non si trovano, degli aumenti dei costi, del variare del gusto dei bibliofili: va alla ricerca di alternative che gli permettano di stampare bei libri. Alle carte a tino, sempre più rare e inarrivabili, aggiunge ottime carte in tondo, italiane e straniere, morbide e di eccellente resa. … allo Stanhope affianca un torchio tiraprove Vandercook … che sulla carta abbina dei vantaggi (velocità, regolarità di impressione) a degli svantaggi (minor precisione) rispetto al torchio in ghisa. Zanella trova modo di sfruttare i primi e superare i secondi: la stampa a mano gli permette di dedicare la massima attenzione alla perfezione di registro e di impressione anche su carte inumidite, e, ove serve, supplisce con l’inchiostrazione manuale. … [Quando] si rende conto che la scomparsa delle fonderie e la sempre più limitata disponibilità di caratteri in piombo sta per uccidere la tipografia tradizionale non si sgomenta, prende delle decisioni. A suo tempo ha smontato il torchio Stanhope e il tiraprove per capirne i meccanismi e piegarne le caratteristiche alle sue esigenze, ora acquista un computer, frequenta corsi di tipografia digitale per vedere come la nuova tecnologia si possa adattare alla stampa a mano … è l’unico che vi investa tanto tempo e [impegno]».E non va dimenticato il suo stile tipografico, assieme editoriale e grafico, il suo approccio al disegno e progettazione, la sua capacità di innovare e rinnovarsi, di essere contemporaneamente moderno e entro la tradizione. «Anche nel disegno lo sorregge una perizia tecnica innata. Al gusto di immaginare, sperimentare nuovi materiali e tecniche per le legature, le illustrazioni, l’impaginazione, i colori, si accoppia la facilità [la felicità, aggiungerei ora] di realizzare: in lui la teoria diventa pratica, l’intuizione soluzione» Ma più che le parole valgono i fatti: più che sentirseli raccontare bisogna sfogliare i suoi libri, soffermarsi sui dettagli, coglierne le capacità che esprimono. Sandro sapeva bene cosa valeva, sapeva di essere il più completo e capace private printer italiano, benché anche il suo orgoglio fosse trattenuto da un’innata parsimonia di espressione. Ai primi incontri con Sandro si notava l’approccio un po’ burbero, circospetto, ravvivato da improvvisi lampi di ironia nello sguardo e addolcito da sorrisi di assenso. Bastava frequentarlo un poco, entrarne in sintonia, per capire di quanta ricchezza di affetto, di quanta generosità d’animo, di quanta capacità di comprensione, di quanta disponibilità verso gli altri egli fosse ricco. A tale proposito non posso non ricordare le sue qualità di docente, di “maestro d’arte” nel senso più rinascimentale del termine, nei corsi effettuati in proprio e per l’Università di Verona, per l’Accademia di Belle Arti di Venezia, e in ogni occasione chiunque ricorresse a lui per un consiglio, dato sempre con generosità ed entusiasmo. Ora ci hai lasciato, Sandro, ci hai lasciato ricchi di ricordi e di esempi, ci hai lasciato, in quella Grecia che tanto amavi, da studiarne con cocciuta determinazione la lingua, quella Grecia che, anno dopo anno, cercavi, altra condivisione , quella Grecia che non è solo paesaggi e mare colore del vino, ma, come ha scritto Ceronetti (Corriere della sera, 19 luglio 2012), «[L’Ellade eterna] è soccorso eterno, medicazione permanente, pensiero, rivelazione sapienzale, purificazione (kàtarsis) senza farmaci…».

Laggiù, dove certo sei in spirito, ti mandiamo il nostro affetto, i nostri sorrisi.

Alessandro Corubolo

 

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